Sabato 7 giugno 2025 si è svolta la seconda edizione del Trekking della Memoria al Passo della Futa sull’Appennino tosco-emiliano. Una quarantina di studenti e sei docenti del Liceo Artistico Russoli di Pisa si sono recati a Firenzuola per un cammino nel bosco lungo la Via degli Dei, accompagnati da Simona Baldanzi (Anpi di Barberino del Mugello) e Sergio Gardini (CAI di Bologna), fino al Cimitero militare germanico della Futa. È stata un’occasione straordinaria per conoscere quell’esperienza architettonica terminata nel 1969, e per riflettere sull’assurdità della guerra, in tempi quantomai cupi come quelli in cui stiamo vivendo.
Lo stesso architetto cui si deve il progetto, il tedesco Dieter Oesterlen, immaginò un luogo che invitava alla riflessione, lontano da ogni retorica sui “morti per la patria” e scevra da ogni nazionalismo. Sergio e Simona ci hanno raccontato l’iter faticoso che ha portato all’inaugurazione di questo luogo estremamente suggestivo e, ugualmente, ci hanno fatto comprendere la potenza simbolica di questo luogo contro le atrocità di tutte le guerre. Studentesse e studenti sono rimasti molto colpiti dalle lapidi che ricordano le 30.683 salme, per lo più di 17 e 18 anni, divenuti nel tempo circa 35.000 (per lo più “soldati sconosciuti”), ritrovati per caso a seguito di una frana o di smottamenti.
Se nel corso del precedente anno scolastico avevamo voluto raggiungere Sant’Anna di Stazzema, percorrendo il sentiero che parte da Valdicastello, frazione di Pietrasanta (Lu) in cui vive Enio Mancini, uno degli ultimissimi superstiti di quella strage nazifascista, stavolta abbiamo voluto tentare di capire cosa significa un conflitto anche per chi combatte o ha combattuto dalla parte sbagliata. Il progetto si propone infatti di esercitare e stimolare la memoria e la riflessione sul passato attraverso l’esperienza del cammino. L’intento è quello di coniugare la situazione relazionale del viaggio “d’istruzione” con un momento di conoscenza del passato, che gli studenti probabilmente da soli non farebbero, e di rapporto diretto con la natura.
Convinti che la memoria non possa essere solo conservazione del passato, ma deve soprattutto rimettere in gioco il futuro, pensiamo che sia indispensabile un approccio mai retorico, ma che piuttosto miri a lasciare agli studenti un orizzonte aperto, spingendoli a superare una certa interpretazione moraleggiante della storia e ad esperire le situazioni in modo diretto. L’obiettivo finale è offrire ai ragazzi un percorso di studio che metta al centro il ragionamento e la comprensione: far capire che non si è trattato di eventi ineluttabili, che ci sono state responsabilità precise e diffuse, e che quei fatti potrebbero anche ripresentarsi in forme nuove.
Al termine della giornata abbiamo letto il testo di un antico canto scritto dagli stessi soldati italiani, reduci della folle battaglia di Gorizia del 9-10 agosto 1916, nel corso della Prima guerra mondiale. In quei due giorni morino almeno 52.000 soldati italiani e 41.000 austriaci, fu un vero massacro che ispirò questo celebre canto antimilitarista:
La mattina del cinque di agosto
si muovevano le truppe italiane
per Gorizia, le terre lontane
e dolente ognun si partì.
Sotto l'acqua che cadeva a rovescio
grandinavano le palle nemiche;
su quei monti, colline e gran valli
si moriva dicendo così:
O Gorizia, tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza;
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu.
O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli sui letti di lana,
schernitori di noi carne umana,
questa guerra ci insegna a punir.
Voi chiamate il campo d'onore
questa terra di là dei confini;
qui si muore gridando: assassini!
maledetti sarete un dì.
Cara moglie, che tu non mi senti
raccomando ai compagni vicini
di tenermi da conto i bambini,
che io muoio col suo nome nel cuor.
Traditori signori ufficiali
che la guerra l'avete voluta,
scannatori di carne venduta,
e rovina della gioventù.
O Gorizia, tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza;
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu.
Accomp.: Prof.ssa Monica Battaglini, prof.ssa Stefania Cappellini, prof. Lorenzo Carletti, prof.ssa Esther Maragò, prof. Antonio Pellicori, prof. Enrico Roverani.
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