Intervista a Marie-Joseph Paul Yves Roch Gilbert du Motier, Marchese di La Fayette - (prima parte) | RACCONTI

Ci sono voluti anni prima di arrivare finalmente a questo giorno, ma finalmente eccoci qui, nel passato. La tecnologia è davvero uno strumento incredibile. Se vogliamo ricavare informazioni su quanto accaduto nei secoli scorsi, bisogna trovare le persone giuste alle quali fare le domande giuste… nel momento giusto. È un'ardua impresa, lo so bene, ed è proprio per questo motivo la Commissione mi ha specificato data e luogo dell'incontro con il mio prossimo soggetto. Chi siamo noi, vi starete chiedendo. 
Miei cari lettori, la questione è difficile, estremamente difficile: posso solo raccontarvi di questa mia missione alla ricerca delle vere cause che scaturirono due delle rivoluzioni più iconiche degli ultimi secoli.

Diario di bordo, 8 Febbraio 1792 

Sono qui seduto in un piccolo Café di Parigi, sicuramente il posto più ottimale (e meno sospetto) dove parlare di materie umanistiche, o meglio, di politica in quest'epoca. Ho camuffato il mio aspetto secondo i costumi dell'epoca, ma non con ridicoli pantaloni o stravaganti berretti; mi sono vestito da straniero, che dati i principi morali di fratellanza tra popoli dovrebbero essere l'opzione migliore. Spero

Mi guardo intorno e noto con piacere i vari uomini seduti al mio fianco e ai tavoli vicini, molto probabilmente saranno impegnati in discussioni di simile calibro. All'esterno ogni cosa sembra apparentemente tranquilla, non c'è che dire, ma sinceramente, non vorrei proprio vagare per le strade parigine in un anno così denso di proteste, morti e soprusi.

Ma parliamo della mia missione: il soggetto scelto è un tale marchese, La Fayette è il suo luogo di provenienza. Anche se, dato lo stato dei suoi vestiti, sembra essere appena uscito da una rissa. Il suo tavolo ha ancora molti posti vuoti, e dubito che da come stanno andando le cose per la sua persona in questo periodo qualcuno andrà a riempirli. 

Adesso che è da solo, è un'ottima occasione per avvicinarsi. "Du Motier, è per me un onore fare la sua conoscenza" lo saluto porgendo cautamente la mia mano. Sembra esausto, spero non sia un problema per lui rispondere a qualche domanda. 

r- "La mia fama mi precede vedo, anche se non c'è niente di strano, anzi, mi sarei preoccupato del contrario altrimenti."

Il Marchese stacca perciò lentamente la sua mano dal bicchiere per stringere la mia in un gesto di stanca ma comunque calda cordialità. Nonostante il suo tono non esprima molto entusiasmo, si sforza di mantenere un certo registro linguistico e un comportamento degno del suo titolo. 

r- "In cosa posso esserle utile, buon uomo?" 

"Il mio nome è Verslag Evernep*, sono un giornalista dei Paesi più Bassi del continente.

La Commissione non avrebbe potuto scegliermi nome falso peggiore. Solo al sentir pronunciare queste parole il mio soggetto sembra già impallidire: deve proprio aver avuto una pessima giornata

d- "Spero che per lei non sia un problema rispondere a qualche domanda, mi sembrate parecchio stanco." 

Con un altro pesante sospiro e due sorsi di quello so esser certo non esser un leggero te inglese, il nobiluomo fa un lieve cenno con la testa e mi invita a sedermi al suo tavolo. 

r- "Non si preoccupi per il mio malconcio aspetto, sono solo alcuni effetti collaterali dovuti agli eventi di qualche mese fa."

d- "Cosa intendete dire?" chiedo prendendo posto di fronte a lui. 

Bene, vediamo da quale avvenimento il nostro soggetto partirà. Con carta e penna in mano, mi preparo a riportare ogni informazione che uscirà dalle sue labbra d'ora in poi. 

r- "Se lei è qui seduto davanti a me sa per certo chi io sia e il mio ruolo in questo grande e confusionario disegno politico. Io son dunque il generale Gilbert du Motier de La Fayette, capo generale della Guardia Nazionale, milizia cittadina con il compito di proteggere il popolo ad ogni costo, paladino che si batte per la libertà e per la giustizia del singolo cittadino."

Il soggetto sembra andare piuttosto fiero di questo titolo. 

r- "Ma il motivo del mio stato è ben più complesso: dopo la fuga della famiglia reale dalla nostra amata città, io e i miei sostenitori abbiamo dovuto comunque proposto loro una Costituzione per applicare una formazione politica basata sempre su una monarchia, ma appunto, Costituzionale."

d- "Come aveva pensato di strutturare questa nuova formazione politica? Ma soprattutto, avete proposto ciò anche se la famiglia reale ha cercato di tradire l'intero Paese?!" 

Saperlo dai libri di storia è un conto, ma sentirlo dire da un tale esponente politico è personaggio storico è ben tutt'altra grazia.

r- "La struttura era quanto semplice quanto funzionale: il diritto di voto sarebbe stato consentito ad ogni uomo francese con un certo reddito finanziario, se mi spiego bene. Seguendo la divisione dei poteri adottata nei nuovi Stati Uniti di America e del nostro compatriota Montesquieu, essi si sarebbero dovuti spartire in tale modo: l'Assemblea Legislativa avrebbe avuto il dovere di scrivere le leggi, il Sovrano di nominare ministri, diplomatici e generali mentre il compito giudiziario sarebbe spettato ai magistrati. Niente di più semplice sinceramente."

Sembra veramente molto convinto della sua opinione politica, forse è il suo borbottio a mettermi in soggezione. 

Fine prima parte

Scritto dall'allievo Marco Ciardini

Allievo: Marco Ciardini

Intervista aGilbert du Motier de La Fayette

Classe: 4 C Arti Figurative 

referente: prof.ssa Valentina Noccioli

anno scolastico: 2021/22

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