L'APOTEOSI DI UN APOSTATA - A KEITH HARING-
Ora con te un esilio di glicine mi inebria estatica.
Sorsi di amarezza dissetano le mie nostalgie.
Le Sirene liriche sciolgono i capelli
nel languore del mare là dove le acque cantano la poesia delle onde.
Sei tu, fragile, a farmi poggiare il cuore su una rosa.
Ascolto il pathos che proviene dal tuo cuore ed una lacrima è solvente dell'anima mia.
Lo sgomento è un macigno
gettato nello stagno della solitudine.
Là dove l’essere si perde stupisce un Dio bambino un'innocenza smarrita tra le lande dei sogni
ove s'intrecciano figure ed abbracci.
Il re della mente somiglia ad una campana di luce blu.
La quiete è sposa del silenzio
ed assaggia l'urlo del mattino.
Duna a duna…
aduna sinfonie di cigno lieve.
Monogramma emblematico di emblemi per suffragi di foglia frale.
Capitolo di neve graffiato dalle orme del tuo passo.
Luce lunare che taglia le stelle bicchiere ove si dissetano gli astri.
Angolo convesso dosso del paradosso
strada di mare aperto oltre il deserto.
Il costante indelebile evento del gesto
e poi Il trionfo.
Indomabile sostanza del gesto campito come un architrave planetario.
Antinomie in conclavi di pergamene
ostentano forme d’antichi rituali.
L'allerta ha un magma fragile liquidamente inciso.
Anagrammi violati sotterrano innocenze antiche.
La flautista di Camelot tiene la nota bianca.
Flauto di terra solinga flauto d'amore.
Tappa d’arcobaleni
muro di perle nere e camei.
Estingue il canto puro un manto di neve.
Ecco la mano aperta già palesa un‘eco una mappa cosmica dell'inclusione.
Spruzza inchiostri
neri di seppia e vernici vertici ed apogei:
L’APOTEOSI DI UN APOSTATA.
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