IL CINEMA SURREALISTA e il suo rapporto con la realtà di Sonia Ben Chattou, classe 5 E, Arti Figurative, a.s.20/21, Pisa | OPERE

IL CINEMA SURREALISTA 
e il suo rapporto con la realtà
L'uomo è da solo, spaesato, in un mondo privo di certezze e si crea il proprio universo, vede il suo mondo con i suoi occhi, crede di essere l'unica versione di sè possibile e che il mondo che lo circonda sia l'unico possibile; in realtà ci sono uno, nessuno e centomila lui e mondi possibili. 

L'artista è colui che mostra la propria mente, narra il proprio mondo, è un costruttore di mondi, mondi che diventano reali e tangibili non appena li guardiamo. 

bozzetti

Ma questi mondi non possono essere razionalmente comprensibili, perchè l'uomo "sa di non sapere" non a livello di conoscenza, come ce lo ha raccontato Socrate, ma a livello di realtà. Una volta capito che la realtà è incomprensibile si raggiunge l'unica cosa comprensibile di essa. 

La vita è pura astrazione andiamo avanti solo tramite intuizioni, secondo questa lettura della nostra esistenza, non possiamo e non dobbiamo circondarci di cose che prima che ci facciano la domanda ci diano la risposta. Il cinema surrealista, vuole fare proprio questo, far nascere moltissime domande ma non dare alcuna risposta. 

PROVA COLORE

Tramite la narrazione non lineare, la percezione soggettiva dell'individuo, pregna di desideri e paure, l'incredibile quantità di elementi impensabili, assurdi o apparentemente sconnessi gli uni dagli altri, il surrealista riesce a creare unadimensione che sta nel mezzo, nel mezzo a due macrocosmi: quello dell'apparenza e quello dell'indefinito. quello della veglia e quello del sogno.

L'artista, secondo me, non può creare per l'altro, non può esserci l'intento di piacere, ma quello di scavare, guardarsi, svelarsi. L'arte, in ogni sua forma, è l'unico strumento per far emergere, tramite unlinguaggio irrazionale, cose che nella realtà son sempre coperte da orpelli sociali, politici, burocratici, razionali. 

La razionalità sembra l'unico modo per risolvere i nostri, o meglio, il nostro problema :"qual è il mio scopo?" più precisamente :"sulla base di quello che sono, quale è il mio ruolo nel mondo, nella società?" domanda che richiede una conoscenza di sè e una conoscenza del mondo che ci circonda. Ma noi siamo labirinti e pure il mondo che ci circonda lo è. 

Siamo labirinti dentro un labirinto, siamo un paradosso, cercare di leggerci e comprenderci tramite schemi e formule razionali sarebbe come provare a misurare la lunghezza di un tavolo con una bilancia.

OPERA

<<l'impresa eccezionale dammi retta è essere normale>> - Lucio Dalla, "Disperato eroticoSTOMP" 

Presi nel singolo siamo tutti inadatti a qualsiasi normalità sociale, sognare dunque una società migliore, in quanto società e non agglomerato di individui è semplicemente una contraddizione alla realtà.

Dopo questa prefazione spiegare il mio elaborato sarebbe un controsenso, ma non sono così pretenziosa dall'affermare di aver rappresentato la dimensione nel mezzo. Il mio elaborato dunque è il tentativo di raccontare una realtà che non comprendo, una donna che piange lacrime nere davanti ad uno sfondo piatto e stellato. Dietro di lei si trova uno specchio, che invece di riflettere ciò che ha davanti a sè materialmente riflette ciò che c'è nel mondo interiore della donna ma, magari, anche dell'osservatore.

"NoN cercate tutte le risposte in una volta".

Scritto e realizzato da 

Sonia Ben Chattou

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