IL FUTURISMO IN MOSTRA A PALAZZO BLU - Scritto dalla prof.ssa Sandra Lucarelli


Dinamismo, velocità e tanto colore, come un arcobaleno intagliato negli spicchi di geometrie esistenziali che intaccano un po' anche il Cubismo.
Una mostra in cui ti senti vorticare come in una giostra che trascrive il Novecento, cosiddetto secolo breve, al suo esordio, poco prima del primo conflitto bellico mondiale.

Siamo nel 1909, quando Filippo Tommaso Marinetti, uomo d’arte e d'ingegno, comincia ad avere una nuova visione del mondo e scrivere il Manifesto che darà luogo al Movimento Futurista.


Lo seguiranno Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Giuseppe Pellizza da Volpedro, Carlo Carrà, Giorgio Morandi ed altri, tutti con la propensione verso nuove avventure comunicative che rappresenteranno le avanguardie europee in tutti i campi: musica, pittura, poesia, scultura, teatro, cartellonistica pubblicitaria.
Un vento, quello futurista, che avvolse come una calda sciarpa di seta frusciante, gli ambienti culturali dell'inizio del ventesimo secolo. A Palazzo Blu, sulle rive dall’Arno, sono approdate le opere di questi Maestri, vere e proprie pietre miliari, icone e linee di forza nella direzione psichica che coinvolge occhio e mente. Una sorta di coordinazione oculo- manuale sempre in movimento per catturare l'istante, quell'attimo fuggente che già ci lascia il sapore del ricordo...



Sono entrata in punta dei piedi nelle sale di Palazzo Blu, in cui i suoni, i pensieri e le parole ci vengono incontro come in un abbraccio. Grande l' emozione che, dalla sua forza centrifuga solleva l'anima e la fa danzare. Così ti senti parte di un universo, di un tutto cosmico, in luminose vibrazioni.
È stato come danzare sulla scia di un Arcobaleno e le musiche te le potevi immaginare, sentirle dentro di te nello spazio dove, anche le parole, si materializzato ed affacciano con tutti i loro colori a spicchi , tattili e vibranti.



La velocità ha una sua estetica e costruisce i tratti e le espressioni quotidiane, la puoi individuare in ogni dove: nelle fabbriche che hanno trasformato le antiche città, negli echi tristi dei cannoni e delle macchine da guerra, (1915-18), nelle bombe che cadono dagli aerei e deludono le speranze di chi aveva immaginato un conflitto breve ed indolore.



Vera utopia di una dittatura, quella fascista, che trascinerà l'Italia verso il declino.
Così la mostra ci porta, con l'impeto e la passione, oltre l'inesorabile luminosità del genio creativo.
Il Futurismo, trait d'union tra Cubismo e Surrealismo, intarsio d'eccellenza tra le grandi avanguardie del secolo scorso, spartiacque tra l'antico ed il nuovo, forgiatore del linguistico stupore!
Visitare questa mostra è come viaggiare a ritroso nel tempo per capire ciò che oggi è l'arte ed il suo perché: un angolo giro nella meraviglia!

Scritto dalla professoressa Sandra Lucarelli

foto scattate da Federico Bacci

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