Il mistero dell’impermeabile nero
«Non vi pare di sentire anche voi un rumore, come di uno sciabordio d’acqua?»
Tutti si voltarono contemporaneamente verso la
torre dell’orologio. Una fiumana d’acqua stava invadendo il Corso Matteotti. Il
giornalista, in giacca e cravatta annunciava alle telecamere
«Questo è un momento storico per il paese di Cascina, un giorno potrete dire ai vostri nipoti: io c’ero».
Eh sì, io c’ero pensò Alessio, distrattamente, guardando
fuori dalla finestra la mandria di gente che correva cercando riparo ai piani
più alti delle case o che si dirigeva verso l’edificio da cui lui guardava: il Liceo Artistico.
Non era questo che
lui guardava, però, qualcosa aveva attirato la sua attenzione: un impermeabile
nero che svolazzava avvolgendo un individuo non identificato che stava uscendo
dal corso per andare verso la stazione.
La cosa che stupiva Alessio era che
l’essere non sembrava per nulla turbato da ciò che stava accadendo sotto i suoi
occhi. Il nostro eroe si trovava nell’aula bianca, una di quelle che
affacciano sulla strada, il che gli dava un’ottima visuale, fino a che
l’impermeabile non sparì dietro l’angolo.
In quell’istante si sentì sfiorare la spalla e voltandosi
vide Michele, il suo compagno di banco.
«Che stai
facendo? Non vai a casa?» gli chiese Alessio.
«Tu non vai vero?» gli chiese l’altro di
rimando.
Per qualche strana ragione erano tranquillissimi nonostante
ciò che stava succedendo fuori. «Andremo a casa insieme» annuì
Alessio «Però ora ascolta…» e gli raccontò tutti i sospetti che
aveva riguardo al tizio con l’impermeabile. Michele sembrava scettico, ma tanto
non avevano nulla da fare. Prepararono un piano: dopo che l’acqua se ne fosse
andata, sarebbero usciti e allora avrebbero cercato l’impermeabile.
In classe erano rimasti in tre: loro due e il primo della
classe, Nicola.
Nicola era un ragazzo che non parlava mai con nessuno, con i capelli neri tutti arruffati e che, in quel momento, li stava osservando con un sorriso, quasi complice, sul volto solitamente inespressivo.
Nicola era un ragazzo che non parlava mai con nessuno, con i capelli neri tutti arruffati e che, in quel momento, li stava osservando con un sorriso, quasi complice, sul volto solitamente inespressivo.
«Ho sentito
tutto e sinceramente non mi dispiacerebbe unirmi a voi» esordì.
Gli altri due si guardarono e alzarono le
spalle.
Si ritrovarono nell’atrio della scuola pieno di persone
fradicie, stupite, spaventate. Le porte erano aperte e uscirono, ritrovandosi
davanti alla tosco-romagnola completamente bagnata.
«E ora che facciamo?» chiese Nicola. «Beh, il tipo è andato verso la stazione quindi
aggreghiamoci».
«Okay, se fossi un individuo sospetto dove mi nasconderei?’ pensava Alessio.
I suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Nicola: «Scusatemi ma non credete che dovremmo seguire qualche traccia oppure,
non so, chiedere in giro?».
Michele si accostò ad Alessio e sussurrò «Il
saccentone ha ragione».
«E allora? »
«Beh andiamo sul luogo del delitto, intanto».
Arrivati sul corso, riuscirono a malapena a farsi spazio tra
la folla concitata che si arrovellava nel cercare un significato a ciò che era
appena successo. Trovarono soltanto informazioni vaghe, niente di preciso. Frustrati cercarono
in giro per tutta la città con scarsi risultati fino a che non trovarono un
tessuto nero a terra nella zona residenziale.
Michele lo sollevò ed era un impermeabile, un lungo impermeabile nero.
Michele lo sollevò ed era un impermeabile, un lungo impermeabile nero.
«Trovato!» strillarono i tre.
«Fermi!» Nicola strappò di mano l’indumento a Michele.
«Guardate qui! Questa etichetta è della sartoria vicino a scuola».
«Guardate qui! Questa etichetta è della sartoria vicino a scuola».
Era vero, partirono a corsa e piombarono in un battibaleno nel
negozio. La donna dietro il bancone rimase sorpresa nel trovarsi davanti i tre
giovani senza fiato.
Dopo che le ebbero fatto vedere l’impermeabile, la signora
si concentrò e poi esordì:
«Ma certo! Mi ricordo di quell’abito, me l’ha
commissionato il signore che vive all’angolo qua di fronte!». Senza
neanche aspettare la fine, i tre erano già alla porta di fronte a bussare.
Ad aprire fu un signore alto e allampanato sulla sessantina.
Li fece entrare e accomodare.
«Che cosa posso fare per voi?» disse sedendosi
su una poltrona davanti a loro.
Alessio non rispose e si limitò a guardare quel
soggiorno così perfetto: la carta da parati era a fiorellini rosa, molto
delicata, si capiva che in quella casa c’era una presenza femminile.
Ma il muro
si vedeva a malapena: le numerose librerie presenti ostruivano la vista,
guardando bene si notava che i libri erano per lo più testi universitari e
saggi.
Si trovavano davanti ad un uomo che come minimo era un professore universitario.
Aveva dei glaciali occhi azzurri chiari nascosti dietro a degli occhiali con la montatura di ferro, il viso rugoso e anziano si deformava mentre sorrideva.
Si trovavano davanti ad un uomo che come minimo era un professore universitario.
Aveva dei glaciali occhi azzurri chiari nascosti dietro a degli occhiali con la montatura di ferro, il viso rugoso e anziano si deformava mentre sorrideva.
Vedendo che non prendeva la parola Michele fece:
«Signore
lei ha comprato questo impermeabile nero dalla signora qua di fronte,
giusto?».
L’uomo sollevò le sopracciglia grigie stupito e poi tornò a
sorridere.
«Sì, vi ringrazio per avermelo riportato».
Nel suo
tono c’era, ora, qualcosa di curioso, pensava Alessio, un fastidio quasi
impercettibile.
«Sa abbiamo visto quell’abito indosso a un uomo strano,
che si muoveva sospetto, fuori dal corso, sembrava ignorare che alle sue spalle
l’acqua stava invadendo la via>> disse per cercare di percepire una qualche
espressione.
«Davvero?». L’altro fingeva palesemente di non
capire, ma Alessio insisteva:
«Era lei, vero?».
«Come ti permetti? Mi stai forse accusando di essere stato io ad allagare la mia amata città?».
«Era lei, vero?».
«Come ti permetti? Mi stai forse accusando di essere stato io ad allagare la mia amata città?».
«Beh, lei è l’unico che sembrava tranquillo, che non
scappava, che si comportava con aria sospetta!».
«Ti sembra una
buona ragione? Fuori! Subito! Ragazzini che non sanno niente proprio come i
vostri compagni: sputate gomme a terra, buttate via le sigarette e non pulite
mai!».
«Che cosa c’entra questo, adesso?» gridò
Nicola.
«Volete forse
dirmi che non ho ragione? Che ripulite? Che raccogliete le vostre luride
schifezze? Ragazzini con la bocca ancora sporca di latte!».
«No, ma non era di questo che si stava parlando!» Michele si stava alterando, come tutti d’altro canto.
Fu in quel momento che da dietro uno stipite spuntò una
signora anziana molto esile, piccolina. Portava degli occhiali scuri nonostante
fosse in casa
«Tutto bene caro?» chiese in tono allarmato.
«Sì Elisa, stai tranquilla, come è andata la tua
passeggiata?».
«Benissimo, ti stupirà che non ho trovato neanche un
escremento mentre passeggiavo, visto! Non c’è da arrabbiarsi tanto quanto fai
tu!».
In quell’istante Alessio si rese conto che la donna non
vedeva bene, ecco spiegato il perché degli occhiali da sole. La donna non
vedeva bene, quindi rischiava sempre di incappare in escrementi per terra, era
per questo che l’uomo era arrabbiato: per della sporcizia lasciata a terra. Ed
era per questo che aveva ripulito le strade.
«Signore, lei ha scatenato la fiumana d’acqua per
pulire le strade, non è così?» esclamò Alessio.
«Non sopportava che sua moglie rischiasse mentre passeggiava!».
«Non sopportava che sua moglie rischiasse mentre passeggiava!».
Nella stanza era calato il silenzio. La donna era rimasta impalata con la bocca aperta.
Michele
aveva la faccia di uno che concentrandosi aveva scoperto il mistero più grande
del mondo. Nicola in quella situazione aveva i capelli quasi pettinati.
Il
signore stava sorridendo: «Va bene, d’accordo avete ragione, avete vinto
voi sono stato io».
Lo disse compiaciuto, orgoglioso del suo gesto che
aveva causato danni a tutti.
«Sapete sono un professore di chimica
rinomato in tutto il mondo per la mia incredibile capacità di creare reazioni
che fanno esplodere qualsiasi cosa. Mi è stato semplicissimo distruggere
l’argine in punti scelti. Essendo una persona ammirata e rispettata a nessuno
sembrava strano che io allungassi un po’ le mie passeggiate lungo il fiume, di
giorno controllavo e di notte tornavo in quel punto per piazzare i materiali
per l’esplosione. Avevo preparato un timer per scatenare la reazione, mi
trovavo in una piccola traversa del corso nel momento in cui l’acqua l’ha
invaso.
Mi ero preparato mettendomi l’impermeabile per non bagnarmi e nascondermi e assistere alla mia opera indisturbato. In seguito sono scappato verso casa accorgendomi, però, del tuo sguardo dalla finestra, ho percorso le vie della città per poi abbandonare l’indumento per strada nella zona dove ci sono solo abitazioni e condomini. Dove ero sicuro che non mi avreste cercato».
Mi ero preparato mettendomi l’impermeabile per non bagnarmi e nascondermi e assistere alla mia opera indisturbato. In seguito sono scappato verso casa accorgendomi, però, del tuo sguardo dalla finestra, ho percorso le vie della città per poi abbandonare l’indumento per strada nella zona dove ci sono solo abitazioni e condomini. Dove ero sicuro che non mi avreste cercato».
La donna guardò il marito sconvolta e cadde sulle
ginocchia:
«Alessandro, come puoi aver fatto una cosa del genere?» gridò mentre le lacrime le percorrevano il viso. «Per quale motivo lo
hai fatto? Sapevi che rischiavi di mettere a repentaglio la nostra vita, la tua
posizione di docente all’università, la nostra reputazione e quella dei nostri
figli!».
Alessio non sapeva che fare era a metà tra l’arrabbiato, il
triste e l’imbarazzato. Si scambiò un’occhiata con Michele e Nicola. Anche loro
erano nelle sue stesse condizioni.
«Elisa cara, ma io l’ho fatto per te, non volevo più
che rischiassi per strada!» disse il signore sedendosi e abbracciandola.
Le espressioni interrogative dei giovani costrinsero l’uomo
a dare spiegazioni:
«Vedete quasi dieci anni fa in un incidente stradale
mia moglie perse la vista e con essa le sue più grandi passioni come la pittura
e la lettura. Elisa era distrutta, ed io non riuscivo a tirarle su il morale in
nessun modo. Col tempo scoprimmo che passeggiare, per le vie del paese,
alleviava il suo dolore fisico e psicologico. All’inizio riuscivo ad
accompagnarla e a farle evitare schifezze a terra, escrementi di cane. Ma poi
sono stato sommerso di lavoro e non mi sono più occupato di lei».
La
donna tra le sue braccia nel frattempo continuava un pianto sommesso.
«Giorno dopo giorno tornava dalle sue camminate messa sempre peggio. A volte era scivolata e si era fatta male. Sennò aveva rischiato di venire schiacciata dai ragazzi che prendevano il pullman. Non ce la facevo più, così ho deciso di ripulire le strade da tutto ciò che poteva ostacolare le camminate della mia Elisa!».
«Giorno dopo giorno tornava dalle sue camminate messa sempre peggio. A volte era scivolata e si era fatta male. Sennò aveva rischiato di venire schiacciata dai ragazzi che prendevano il pullman. Non ce la facevo più, così ho deciso di ripulire le strade da tutto ciò che poteva ostacolare le camminate della mia Elisa!».
Scese il silenzio, un po’per pietà per la coppia abbracciata
sul pavimento e un po’ perché nessuno sapeva cosa dire. Alessio prese i suoi
due amici sotto braccio e li portò in disparte.
«E ora cosa facciamo?» chiese Nicola.
«Non possiamo denunciarlo» rispose
Alessio
«Sua moglie ne morirebbe e poi non è morto nessuno, nessuno si è fatto del male>>.
«Sua moglie ne morirebbe e poi non è morto nessuno, nessuno si è fatto del male>>.
«Sì ma tutte le botteghe e il comune hanno subito dei
danni, chiedono un risarcimento, no?» se ne uscì Michele. Alessio ne
rimase stupito, lui non si era mai comportato così, non lo aveva mai
contraddetto.
«Beh, ma la signora Elisa sarebbe distrutta senza
suo marito e poi avete visto, l’alluvione l’hanno già trasformato in un
fenomeno televisivo. Infondo a risarcire i negozi ci penserà
l’assicurazione».
Convenne Nicola, prese il cellulare e andò sul sito del
comune.
«Ragazzi» disse dopo che ebbe visualizzato la pagina.
«C’è una ricompensa in denaro per chi trova il colpevole, duemila euro! Ora che facciamo?»
Ora, sembrava fremere per consegnare l’uomo.
«Ragazzi» disse dopo che ebbe visualizzato la pagina.
«C’è una ricompensa in denaro per chi trova il colpevole, duemila euro! Ora che facciamo?»
Ora, sembrava fremere per consegnare l’uomo.
«Bimbi! State delirando? Vi sembra il caso di pensare
ai soldi? La signora non riuscirà più a vivere!» Alessio si stava
veramente arrabbiando. Gli altri due
sembravano sentirsi finalmente in colpa adesso e annuirono.
«Hai ragione» mormorò Michele,
«Siamo stati egoisti».
«Hai ragione» mormorò Michele,
«Siamo stati egoisti».
Tornarono
in salotto e riferirono ai due anziani signori che non avevano intenzione di
denunciare il professore. La donna in preda alle lacrime li abbracciò e li
ringraziò.
L’uomo li prese da parte: «Che cosa posso fare per
ripagarvi?» chiese.
«Assolutamente nulla, signore. Adesso ce ne
andiamo, arrivederci» Alessio sorrise con gentilezza, e anche Michele e
Nicola lo fecero, in modo strano però. Alessio decise di non darci peso.
Il mattino seguente, scendendo dal pullman davanti a scuola,
il nostro eroe si ritrovò davanti una scena sconvolgente: il signor Alessandro
era in manette e veniva portato via dai Carabinieri mentre sua moglie lo
guardava in disparte.
Il giornalista stava dicendo alle telecamere:
«Siamo qui con i due ragazzi che hanno scoperto il colpevole di ciò che è successo ieri! Ragazzi siete venuti a riscuotere la ricompensa?
Come vi chiamate?»Uno dei due prese il microfono e rispose:
«Michele e Nicola».
Scritto da Sara Vaglini, classe 5 B, Cascina
Racconto vincitore della terza edizione del concorso
letterario "Parole in Corso 2016",
Professoressa Laura Caramatti, referente del Liceo Artistico
Franco Russoli di Pisa e Cascina.
*immagini tratte dalla rete
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